La (mia) verità sui follower finti dei politici

Lorenzo Romani
7 min readNov 16, 2019

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Nel maggio 2018 ho fatto un esperimento per capire qualcosa di più sulla composizione dei “follower” di alcuni leader politici (italiani) su Twitter. Scorrendo la lista di coloro che seguivano, nei loro cinguettii quotidiani, i principali politici del Belpaese, mi ero infatti reso conto che gran parte dei nuovi follower da questi ultimi acquisiti sembravano del tutto fasulli.

Sussistevano, con una certa costanza, alcune condizioni che normalmente rendono un account “sospetto”:

a) Nessuna immagine di copertina;
b) Nessuna immagine profilo;
c) (quasi) nessun tweet pubblicato;
d)(quasi) nessun follower;
e) Numero di account seguiti più o meno costante.
f) Username terminante molto spesso con una serie di 8 numeri.
g) Nessuna bio pubblicata

Era un altro, però, il dato che mi aveva colpito: la progressione con cui questi utenti “nascevano” per seguire, subito dopo, politici italiani di caratura nazionale.

Allora ho scaricato, per cinque figure politiche particolarmente popolari (Renzi, Salvini, Di Maio, Meloni, Berlusconi), la lista dei follower che erano “nati” fra il 1 gennaio e il 30 aprile 2018 e che presentavano username terminanti con 8 numeri. L’intento era capire chi fossero, quali politici seguissero e che caratteristiche avessero. Come si vede dall’immagine, l’andamento “anagrafico” di questi account è stato piuttosto lineare nell’intervallo temporale scelto:

Un po’ per pigrizia, un po’ perché forse mi aspettavo risultati diversi, non ho scritto nulla in merito, ma siccome ultimamente è stato un gran parlare dei presunti follower acquistati da Giorgia Meloni, ritengo che possa essere utile fare un passo indietro nel tempo e vedere le cose come stavano più di un anno fa.

Premetto che non potrei sentirmi più lontano dalle idee politiche di Meloni e Salvini, ma credo anche che bisognerebbe fare analisi a 360 gradi prima di “sparare” grossi scoop che poi, alla prova dei fatti, si rivelano piuttosto deboli.

Per non essere sospettato di partigianeria riporto quindi un estratto dei dati, relativo ai follower nati subito dopo il capodanno 2018, che hanno poi “seguito” l’account di Matteo Renzi:

Tenendo presente che i dati esposti non sono attuali, ma risalgono ai primi di maggio 2018, e che alcuni di questi account sono stati cancellati, vi sono alcune caratteristiche che saltano all’occhio:

a) sono stati tutti creati a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro e, a stretto giro, hanno seguito Matteo Renzi (ma anche Meloni, Salvini, etc);
b) avevano tutti pochissimi o nessun follower;
c) avevano tutti pochissimi o nessun tweet pubblicato;

Normalmente, quando un utente non sceglie uno username specifico, Twitter assegna una serie di 8 numeri a caso che viene “appesa” al nome scelto. I fake spesso hanno questa caratteristica, perché essendo creati “artificialmente”, demandano a Twitter il completamento di alcuni campi, per una semplice questione di “economia”.

Fra la mezzanotte del 31 dicembre 2017 e il 30 aprile 2018, migliaia di account terminanti con 8 cifre hanno seguito Renzi, Berlusconi, Meloni, Salvini e Di Maio su Twitter. Ecco uno spaccato dei numeri:

Renzi: seguito da 44.700 account “sospetti”;
Salvini: seguito da 23.950 account “sospetti”;
Di Maio: seguito da 13.940 account “sospetti”;
Meloni: seguita da 20.865 account “sospetti”;
Berlusconi: seguito da 1.064 account “sospetti”.

Detta così, sembrerebbe ovvio che i principali esponenti politici nazionali acquistino follower finti per incrementare la propria base d’ascolto o di potenziale viralizzazione.

Le cose secondo me, per quanto riguarda gli account presi in considerazione, stanno del tutto diversamente. Osservate questa immagine:

Il comportamento degli account anomali subito dopo la loro nascita

L’immagine (realizzata con Gephi), evidenzia in maniera aggregata quali politici (fra i 5 menzionati in apertura) i nostri “sospetti fake” hanno seguito dopo essere “nati” fra la mezzanotte del 1 gennaio e il 30 aprile 2018. Risulta del tutto intuitivo ed evidente che molti “cluster”, o “grappoli” di sospetti-fake hanno seguito più account che sono politicamente del tutto opposti. Osserviamo meglio l’immagine:

Come vedete, i fake rappresentati nel cluster contrassegnato con il numero 1 (ma il discorso vale praticamente per tutti gli altri cluster ), dopo essere stati registrati su Twitter hanno seguito a strettissimo giro gli account di Matteo Salvini, Di Maio, Meloni, Renzi, e in misura minore anche Berlusconi. Gli account rappresentati nel cluster n. 2 hanno seguito subito dopo la “nascita” Matteo Salvini e Matteo Renzi, e via dicendo.

In sostanza, da questo grafico si evince che i principali leader politici italiani condividevano, all’inizio di maggio 2018, i medesimi account fake. Come si spiega questa apparente contraddizione?

E’ convinzione di molti che i politici (ma anche personaggi dello spettacolo, cantanti, sportivi, etc), siano soliti acquistare migliaia di follower fasulli per risultare più popolari. E’ possibile, anzi probabile, che un tempo questa fosse la prassi seguita. Ma oggi secondo me bisogna leggere i numeri in modo diverso. Innanzitutto, sono convinto che nel panorama nazionale italiano l’impatto (in termini di consenso politico) dell’intera rete Twitter sia del tutto marginale e che ancora più marginale siano eventuali operazioni di manipolazione del consenso ivi orchestrate. Il paese vero, quello che vota, non sta certo su Twitter, piattaforma “elitaria” nella quale tendiamo un po’ tutti a chiuderci come se fosse lo specchio del mondo. Occhio alla “filter bubble”!

Ma allora che ci fanno, i nostri politici, con quei follower così palesemente tarocchi? La risposta è: un bel niente. La risposta che a molti non piacerà ma che mi pare la più probabile è: non li hanno nemmeno comprati. Se li sono ritrovati e basta (mi riferisco al sottoinsieme da me analizzato, non a tutti quanti i possibili fake).
Cosaaaaa? A Lorè, ma che stai a dì? Seguite il ragionamento:

Che senso avrebbe per un politico acquistare, da un “venditore di fake”, grappoli di utenti finti, se poi questi vengono utilizzati anche a vantaggio dei miei concorrenti politici? Nessuno.

E che senso ha essere seguito da “zombie” che non mi retwittano, non mi commentano, non fanno “engagement”? Nessuno. Il tutto solo per far vedere che ho più follower degli altri? Al costo di essere tacciato di comprarmi platealmente gli account e di fare una figuraccia? Direi di no.

La risposta più verosimile, vi piaccia o no, è che ci sono aziende che creano utenti fake a go-go e li piazzano sul mercato in attesa che qualcuno li usi. Siccome quando un nuovo account Twitter viene registrato si può scegliere di seguire determinati utenti in base a categorie preconfezionate (es: politica, sport, spettacolo, etc), accade che i software che creano questi “zombie” in maniera automatizzata scelgano talvolta di seguire, con lo stesso “bot”, personaggi del tutto distanti sullo scacchiere politico.

Questa è la schermata che Twitter ci propone quando creiamo un nuovo account:

Dopo aver selezionato l’opzione “politica”, Twitter mi propone di seguire una lista di utenti, quasi sempre verificati (con la spunta blu). Guardate se non c’è qualcosa che vi suona familiare:

Basandosi sulla mia geolocalizzazione, Twitter mi sta proponendo di seguire proprio l’account di Giorgia Meloni ma anche, più in basso, quello di Trash Italiano! Esatto, proprio i due account coinvolti in una recente inchiesta giornalistica! Ma fra quelli proposti c’è anche quello del Movimento 5 Stelle, del giornalista Nicola Porro e se scendiamo giù troviamo anche Matteo Renzi, Virginia Raggi, Daniele Capezzone e così via.

I “fake” vengono creati massivamente, poi seguono personaggi “famosi” in maniera del tutto casuale e vengono tenuti lì, dormienti, in attesa di essere acquistati da qualcuno per poi essere gestiti, stavolta sì, in maniera opinabile, come accaduto di recente in Asia in diverse circostanze.

Ecco quindi spiegato, secondo me, un fenomeno che non ha a che fare con la “fabbrica della paura”, bensì con una vera e propria attività economica: la creazione e vendita a peso di account tarocchi.

Basta infatti cercare su Google “buy twitter followers” per rendersi conto quanti servizi online offrono, a costi tutto sommato contenuti, pacchetti di follower creati artificialmente.

Attenzione! Non sto sostenendo che i principali leader politici non abbiamo mai acquistato, o usato, follower finti, ma solo che il subset di account presumibilmente fake da me osservato nei primi mesi del 2018 (sono circa 63mila in tutto, ma ce ne sono molti, molti di più con le stesse caratteristiche) non sembra essere il frutto di alcuna campagna “maligna” di manipolazione. Ritengo che questo sia uno spaccato interessante di cui tenere conto nel dibattito (che, prima o poi, tornerà sicuramente alla ribalta). In questo post mi sono limitato a osservare una faccia della medaglia (l’attività di “following”) di questi account e la loro probabile genesi, più che le loro interazioni online.

Peraltro, analizzare le interazioni porterebbe a ben pochi risultati. Infatti, su 63mila account analizzati, 60.725 avevano postato, all’inizio di maggio 2018, da 0 a 10 tweet. In questo sottogruppo, gli account che avevano postato 0 tweet erano la stragrande maggioranza (77%). Cosa hanno fatto in seguito questi utenti? Nulla. Ho infatti scaricato i dati più recenti sulla loro attività ed è emerso che mentre molti account non esistono più (3.042), ancora oggi il 71% è rimasto inattivo e non ha pubblicato alcun tweet. Inoltre, ancora oggi l’88% non presenta una immagine profilo e il 99,2% non ha una “bio”.

Mentre, preso singolarmente un account, è difficile se non impossibile stabilire qualora sia fake o no, un’analisi aggregata di questo tipo mi fa sorgere meno dubbi.

Quanto ho scritto può non piacere a chi vuole vedere Operazioni di Manipolazione delle Menti dietro ogni angolo, ma mi sembra l’ipotesi più credibile dopo aver analizzato i dati. Ciao!

p.s. se qualcuno è interessato me lo faccia sapere che metto online il dataset utilizzato (non è ingombrante).

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Lorenzo Romani
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